Byron Kathleen Reid è una donna di 75 anni, degli Stati Uniti, che intorno ai trent’anni cadde in una grave depressione. Nei dieci anni successivi la depressione peggiorò, e per gli ultimi due anni Katie (come la chiamano tutti) raramente era in grado di alzarsi dal letto. Fin quando un mattino, dalla più profonda disperazione, fece esperienza di una realizzazione che le cambiò la vita. Katie comprese che quando credeva ai propri pensieri soffriva, e quando invece non credeva ai propri pensieri non soffriva. Capì che ciò che aveva causato la sua depressione non era stato il mondo intorno a lei, ma ciò che lei credeva di quel mondo. In un lampo d’intuizione vide che il nostro tentativo di trovare la felicità procedeva al contrario: invece di cercare disperatamente di cambiare il mondo per adeguarlo ai nostri pensieri su come “dovrebbe” essere, possiamo esaminare questi pensieri e, accogliendo la realtà per com’è, fare esperienza di gioia e libertà inimmaginabili.
Come risultato, una donna costretta a letto e con pensieri suicidi, divenne piena d’amore per tutto ciò che offre la vita. Katie sviluppò, a partire da queste profonde intuizioni, un metodo d’indagine semplice ma potente, chiamato Il Lavoro, che mostra alle persone come liberarsi dalla sofferenza non necessaria. La sua intuizione sulla mente concorda con le ricerche all’avanguardia della neuroscienza cognitiva, e Il Lavoro è stato paragonato ai dialoghi socratici, agli insegnamenti buddisti ed ai programmi in dodici passi per le dipendenze. Ma Katie sviluppò il suo metodo senza alcuna conoscenza di tipo religioso o psicologico. Il Lavoro si basa esclusivamente sulla sua esperienza diretta di come la sofferenza si crea e si estingue. Dal 1986, Katie ha fatto conoscere Il Lavoro a milioni di persone in tutto il mondo
Katie osservò che soffriamo quando crediamo a un pensiero che si oppone a ciò che è. Volere che la realtà sia diversa da quella che è, è come pretendere d’insegnare a un gatto ad abbaiare. Puoi provare quanto vuoi, ma alla fine il gatto ti guarderà e dirà: “Miao”. Volere che la realtà sia diversa da come è, è irrealizzabile. Eppure, se ci fai attenzione, ti accorgerai che decine di volte al giorno credi a pensieri come “La gente dovrebbe essere più gentile”, “I bambini dovrebbero comportarsi bene”, “Mio marito (mia moglie) dovrebbe essere d’accordo con me”, “Dovrei essere più magra (o più carina, o avere più successo”).
Questi pensieri sono tutti modi per volere che la realtà sia diversa da come è. Se pensi che sia deprimente, hai ragione. Tutto lo stress che proviamo deriva dal contrastare ciò che è. Molte persone credono che potrebbero perdere potere se smettessero di opporsi alla realtà. Pensano “Se accettassi completamente la realtà diventerei passivo, perderei addirittura la volontà di fare”. Che cosa ci dà più potere: “Vorrei non aver perso il lavoro” oppure “Ho perso il lavoro; che soluzioni intelligenti posso trovare adesso?”. Il Lavoro rivela che quello che pensavi che non sarebbe dovuto accadere doveva accadere. Doveva accadere perché è accaduto, e niente al mondo può cambiarlo. Ciò non significa condonarlo o approvarlo. Significa soltanto riuscire a vedere le cose senza resistenza e senza la confusione della lotta interiore. Contrastare la realtà fa male e non produce altro che ulteriore sofferenza. Quando osserviamo le cose per come sono, senza resistenza, accediamo a tutto il nostro potenziale creativo e si aprono infinite possibilità. Non lottiamo contro qualcosa, ma creiamo il nuovo. Possiamo scoprire che la realtà è buona così com’è perché, se la contrastiamo, proviamo tensione e frustrazione. Non ci sentiamo naturali o in equilibrio. Quando smettiamo di opporci alla realtà, l’azione diventa semplice, fluida, dolce e priva di paura.