Gandhi, detto il Mahatma, la Grande Anima, nasce il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India. Viene da una famiglia privilegiata, il padre è Primo Ministro di Rajkot, nel Gujarat e Gandhi ha accesso ad un’istruzione di ottimo livello. Si laurea in giurisprudenza a Londra, dove vive da occidentale, conducendo una vita da cittadino dell’Impero Britannico.
Svolge la professione di avvocato per un breve periodo, in Sudafrica, dove quasi subito, però, si scontra con una realtà fatta di discriminazione razziale verso gli indiani che lo porta ad una scelta di lotta politica molto determinata. La sua è una lotta politica basata sulla non violenza, letteralmente il “satyagraha” (“fermezza nella verità”) grazie alla quale Gandhi ottiene in Sudafrica importanti riforme: l’eliminazione delle leggi discriminatorie, il riconoscimento della parità dei diritti e la validità dei matrimoni religiosi.
In Sudafrica rimane 21 anni e nel 1915 Gandhi torna in India dove trova un grande scontento verso il governo britannico in particolare a causa della riforma agraria che favorisce i proprietari terrieri a discapito dei piccoli contadini e degli artigiani. Diventato leader del Partito del Congresso, nel 1919 dà il via alla prima grande rivolta non violenta basata sul boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte, a causa della quale Gandhi viene processato ed arrestato. Una volta liberato, dopo qualche mese avvia una nuova protesta e viene di nuovo incarcerato. Rilasciato nuovamente, il Mahatma partecipa alla Conferenza di Londra dove chiede fermamente l’indipendenza dell’India.
Il 1930 è l’anno della svolta: Gandhi dà il via alla “marcia del sale”, una protesta di cui parleranno tutti i giornali del mondo: 380 km di marcia per chiedere il pubblico boicottaggio della tassa sul sale, considerata ingiusta. In questa occasione Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone vengono arrestati, ma dopo quasi un anno di prigione viene rilasciato e le leggi sul monopolio del sale vengono modificate. La protesta non-violenta riesce per la prima volta a scalfire l’immenso potere dell’Impero Britannico. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale Gandhi decide di non sostenere l’Inghilterra se questa non garantirà all’India l’indipendenza. Il governo britannico reagisce con l’arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che viene rilasciato dopo due anni.
Il 2 aprile 1947 alla Conferenza Interasiatica di New Delhi, di fronte a 20.000 visitatori, indiani e anglosassoni, Gandhi pronuncia quello che rimane il suo discorso più celebre in cui, ancora una volta proclama la non violenza e l’amore come gli strumenti più forti per vincere qualunque battaglia: “Se volete… dare un altro messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio d’amore, un messaggio di verità” … “ Se lascerete i vostri cuori battere all’unisono con le mie parole, avrò compiuto il mio lavoro”.
Il 15 agosto 1947 l’India conquista l’indipendenza, ma a causa delle divergenze etniche e religiose tra musulmani e indù che provocano sanguinose rivolte, il Pakistan viene dichiarato stato indipendente.
Proprio per mano di un fanatico indù, il 30 gennaio 1948 Gandhi viene ucciso, mentre sta andando a pregare in giardino, come tutti i giorni, alle 5 del pomeriggio.
Ghandi con la sua vita ci insegna l’arte del cambiamento non violento. Qualsiasi rivoluzione, non può trasformare realmente un sistema se si fonda sull’opposizione a qualcosa. Nella nostra Accademia di Counseling osserviamo che questo principio è valido anche per i cambiamenti che vogliamo effettuare sul nostro percorso di crescita personale.
Cosa significa?
Vuol dire che le nostre difficoltà non vanno combattute, ma vanno superate, e per farlo è necessario riappropriarsi della nostra capacità di sognare e vivere fino in fondo il sogno che ci anima. Questo è il “satyagraha”, la fermezza nella verità. Facciamo un esempio che si avvicina alle nostre vite.
Anna è appena uscita dalle superiori e non sa cosa scegliere, rimbalza continuamente tra l’idea di cercare un lavoro e la pressione dei genitori che le dicono di provare ad iscriversi a medicina. È sempre svogliata, ha spesso la nausea e i suoi genitori pensano di portarla dallo psicologo. Lei è in crisi perché nel suo profondo, sente che nessuna delle due alternative fa davvero per lei. Un giorno Anna però sceglie di abbandonare qualsiasi ragionamento razionale su cosa sia giusto fare e decide di guardarsi dentro senza paura. Inizia a chiedersi cos’è che la appassiona e cosa c’è in queste passioni che la caratterizza profondamente. Scopre che ha sempre avuto la passione di scrivere ed una grande curiosità verso la vita, scopre che ha sempre avuto voglia di girare il mondo, ma non ha mai saputo come fare, si ricorda che fin da bambina ha sempre avuto il sogno di essere una giornalista e che l’ha sempre nascosto a tutti perché nella sua famiglia lei avrebbe dovuto lavorare nell’ambito ospedaliero come i suoi genitori. Ecco la verità di Anna: ha un animo curioso, la passione per la scrittura, la voglia di girare il mondo e il sogno nel cassetto di diventare una giornalista. Questa visione di lei è la sua salvezza:
il suo cuore sa qual è la sua strada e per viverla ha bisogno di percorrerla con fermezza. La nausea, la svogliatezza e i continui conflitti che vive rispetto a questa scelta non sono problemi da risolvere, ma difficoltà da superare con una visione più grande. Il cambiamento non violento ci insegna che Anna non ha da combattere la sua nausea, non ha da combattere l’opinione dei suoi genitori… Questi sono soltanto segnali che attraverso la sofferenza le mostrano qual è la sua strada: ciò che è necessario è che Anna contatti la sua esigenza profonda e la testimoni nel mondo, come ha fatto Ghandi.
Sappiamo che Anna avrebbe voluto avere due genitori che la orientassero rispettosamente riguardo al suo futuro, ma non è stato così: tocca a lei farlo con se stessa.
Sappiamo che Anna avrebbe voluto avere due genitori che sostenessero le sue scelte, ma non è stato così: tocca a lei trovare il coraggio di sostenersi.
Una volta che intercettiamo l’esigenza profonda che ci portiamo nel cuore, non ci rimane altro che assumerci la responsabilità di viverla e realizzarla.
Il mondo non deve cambiare per noi, Ghandi ci insegna che queste pretese non servono a nulla: ciò che noi possiamo fare è diventare il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo.
Alcuni di voi staranno pensando “è sufficiente che i suoi genitori non le finanziano la scuola di giornalismo e tutto questo grande discorso cade in frantumi”. Non è così. È vero che Anna potrà anche non diventare una giornalista, ma nessuno potrà mai impedirle di portare nel mondo la curiosità, la voglia di sperimentare e di conoscere che abita nel suo cuore: questa è la sua esigenza profonda, la sua verità. Il momento di crisi che si è trovata ad attraversare era lì per far emergere questa verità profonda dentro di lei, e tutti gli ostacoli che le si pareranno davanti nel viverla non saranno muri da abbattere, ma oceani da sorvolare. Diventare counselor di se stessi significa in primo luogo questo: essere il cambiamento che si vorrebbe vedere nel mondo. Solo così la vita diventa un percorso entusiasmante in cui non mancheranno le difficoltà, ma cesseranno i combattimenti.
Come vorresti essere trattato dal mondo? Vorresti essere compreso, accettato e apprezzato? Vivi tu l’apprezzamento, la comprensione e l’accettazione che vorresti ricevere: non c’è altra soluzione se vuoi cambiare realmente la tua vita. Diventa il cambiamento che vuoi vedere nel mondo e non aspettare nessun altro a vivere la tua realizzazione! Buona pratica!