Richard Bandler è uno psicologo, saggista, linguista, counselor e life coach statunitense. È stato uno dei principali artefici negli anni settanta – insieme a John Grinder – della nascita e dello sviluppo della Programmazione neuro linguistica (PNL).
Richard Bandler nacque nel 1950 nel New Jersey. La sua famiglia era ebrea di origine tedesca e molti dei suoi parenti, compreso i nonni, morirono nell’Olocausto. In gioventù tentò la carriera di musicista, per poi studiare e ottenere un Bachelor of Arts (laurea di primo livello) in psicologia e filosofia nel 1973 all’Università di Santa Cruz in California e due anni dopo il Master of Arts (equivalente della laurea magistrale) in psicologia, presso il Lone Mountain College di San Francisco. Il suo passato da musicista e l’interesse per l’impatto neurologico del suono lo hanno portato a sviluppare l’area della neurosonica, che utilizza la musica e il suono per indurre specifici stati interiori. Studiò anche la psicologia della Gestalt, l’ipnosi, la matematica, l’informatica e la linguistica. Si dedicò in particolare ad approfondire l’approccio di Gregory Bateson, Virginia Satir e Milton Erickson.
Insieme a John Grinder, linguista, inaugurò la disciplina denominata Programmazione Neuro Linguistica, dedicandosi all’insegnamento ed alla saggistica. Molto del lavoro di Bandler sulla PNL riguarda le applicazioni delle submodalità, che sono alla base di alcune importanti differenze tra le nostre individuali esperienze sensoriali e le nostre relative rappresentazioni interne.
Le submodalità saranno uno dei temi centrali che affronteremo durante il prossimo appuntamento della nostra Accademia di counseling, in occasione del Campus Didattico-Esperienziale “L’officina della relazione d’aiuto”. Per un counselor professionista le submodalità sono uno strumento fondamentale in quanto ci aiutano a diventare più consapevoli del funzionamento dei propri processi mentali ed a gestire al meglio i propri stati d’animo.
Le submodalità sono il modo attraverso cui il cervello ordina e codifica le nostre esperienze sensoriali. Per esempio, quando mi focalizzo su un’immagine prodotta nella mia mente, tra i canali percettivi che posso usare sto usando prevalentemente quello visivo: cosa sono le submodalità in questo caso? Sono i codici, le variabili che strutturano la mia esperienza visiva, in questo caso la dimensione dell’immagine, il suo colore, la nitidezza, il movimento o la fissità dell’immagine. Quando cambio una di queste submodalità, per esempio rendendo più luminosa l’immagine, con essa si modificano anche la mia esperienza emotiva e le relative sensazioni che sperimento al mio interno. Ogni canale percettivo (visivo, auditivo, cinestesico) ha le sue submodalità. Le submodalità sono importanti in quanto attraverso di esse diventiamo registi delle nostre esperienze interiori ed a conoscere, padroneggiare i nostri processi mentali.
“La maggior parte delle persone non usa il cervello deliberatamente, ma risponde in modo automatico. Imparare la manipolazione delle submodalità (come il colore, la messa a fuoco, la dimensione, il volume, la distanza, la velocità ecc…) è il primo passo verso lo sviluppo della flessibilità nel controllare gli stati interni.” – R. Bandler.
Spesso siamo “vittime” della nostra mente, nel senso che non la utilizziamo come uno strumento, ma ne siamo praticamente utilizzati!
Le submodalità si appoggiano sul presupposto che la realtà è in primo luogo una percezione, nel senso che gli stati d’animo che proviamo ogni giorno dipendono in parte da ciò che ci accade, ma in gran parte dal modo con cui ci rappresentiamo ciò che accade.
Il passato e il futuro accadono costantemente nel presente e si presentano nella nostra mente come “film mentali” che talvolta possono spaventarci, talvolta farci sorridere, talvolta commuovere. Richard Bandler attraverso le submodalità ci mostra che noi siamo i registi dei nostri film mentali: se veniamo riportati dalla nostra mente ad un evento passato che ci ha terrorizzato, è come se stessimo vedendo quel particolare evento dalla prospettiva di un “film horror”. Non è l’unico modo per rivedere quell’evento, possiamo riviverlo osservandolo da punti di vista differenti, magari guardandolo attraverso una filtro umoristico, magari vedendo quel film dall’esterno, osservandoci da fuori… Queste sono solo alcune delle possibilità!
Come fare, a livello pratico, a diventare registi dei nostri film mentali?
Nel Campus Didattico-Esperienziale “L’officina della relazione d’aiuto” puoi approfondire le submodalità ed anche altri strumenti fondamentali della PNL classica, come ad esempio il metamodello linguistico: se sei interessato a formarti come counselor o, più in generale, come facilitatore della relazione d’aiuto, ti possono essere utili per modificare il modo che il cliente ha di rappresentarsi il suo passato o gli eventi con cui interagisce, mentre se sei interessato ad un percorso di crescita personale, ti saranno utili allo stesso modo in quanto sono strumenti che puoi utilizzare tu stesso nella vita di tutti i giorni.
Ti aspettiamo!