L’essere umano è un animale sociale, vive e muore nelle relazioni. Tutte le nostre più grandi gioie avvengono in relazione a qualcosa o qualcuno, e lo stesso vale anche per le nostre ferite. Se alla base della qualità della nostra vita c’è il mondo delle relazioni, cosa c’è alla base delle nostre relazioni? L’ascolto.
Le relazioni nutrienti sono caratterizzate dall’ascolto reciproco, ovvero quell’intento e disponibilità a vedere ed accogliere l’altro esattamente per come si presenta in quel momento. Cosa accade invece nelle relazioni che attraversano un momento difficile? Accadono molte cose, e solitamente l’ascolto è una di quelle qualità che viene a mancare: non siamo più disposti a comprendere l’altro, ci difendiamo da lui, abbiamo paura di ciò che potrebbe dirci, ci sforziamo, e tutto questo non fa che creare una distanza tra i cuori delle due persone. Questo processo accade molto spesso nelle relazioni sentimentali: prima i silenzi nutrivano più di mille parole, ora mille parole, magari urlate, tentano di colmare quella distanza percepita tra due cuori in difesa.
Ascoltare pienamente è un gesto d’amore. Quando siamo immersi in questa qualità di ascolto non difendiamo la nostra opinione, non ci preoccupiamo di quello che potrebbe accadere dopo: siamo come un lago che riflette sulla sua superficie tutti i colori che lo circondano. Siamo con ciò che accade nel momento e lo onoriamo così com’è. In questo stato diventa naturale ascoltare, l’ascolto accade senza sforzo. Assai più difficile è ascoltare le parole dell’altro mentre dentro di noi stiamo costruendo fortificazioni e strategie per difenderci. Questa disponibilità e gentilezza intrinseca dell’ascolto sono azioni, anzi, rivoluzioni. Perché rivoluzioni? Perché ascoltare l’altro con intento benevolo, comprensivo e interessato – soprattutto chi, con la sua presenza in quel momento, ci mette in difficoltà – crea uno spazio da cui possono nascere enormi possibilità e nuove prospettive: stiamo cambiando la nostra storia di condizionamenti!
Sì, perché non sono le parole dell’altro quelle a cui reagiamo con paura o rabbia, è il nostro dialogo interno ad innescare la nostra reazione, quel dialogo incessante che ci impedisce di ascoltare autenticamente l’altro al momento presente.
Ecco perchè l’ascolto autentico è rivoluzionario: è il risultato della
nostra capacità di farci vuoti di pregiudizi al cospetto dell’altro.
Facciamo un esempio: una persona cui teniamo molto ci dice che si è sentita trascurata da noi: se non siamo sufficientemente consapevoli del nostro dialogo interno e delle nostre reazioni, potremmo ritrovarci a difenderci automaticamente dalla sua opinione accusandola che non è vero, oppure rinchiuderci nella tristezza, trovando un altro modo per dirle che non è vero.
Cos’è che ci ha fatto reagire così? Sono state le sue parole oppure la reazione che la nostra mente condizionata ha prodotto come risposta alle sue parole? Normalmente reagiamo attaccando e difendendoci, e tutte le reazioni presentano un tratto comune: opporsi al momento presente.
“Non devi dire, fare, sentire questo perché…”
Quando ascoltiamo realmente, veicoliamo il permesso all’altro di essere come è. Stiamo dicendo all’altra persona che
“deve dire, fare, sentire questo semplicemente perché è questo
ciò che dice, fa e sente: non può essere diverso”.
Tornando al nostro esempio, ascoltare significa essere presenti alle nostre reazioni interne automatiche e, allo stesso tempo, essere presenti alle parole e sentimenti di chi ci sta di fronte. Non dobbiamo dire o fare nulla di particolare: come un lago, le parole dell’altro si rispecchiano in noi, osserviamo le nostre increspature sulla superficie del lago e da questo spazio di accoglienza e non reazione possono nascere grandi azioni creative.
Un famoso gatha di consapevolezza che proviene dalla tradizione buddhista del monaco Thich Nhat Hanh recita “Sono qui per te”. Il gatha è una frase che racchiude in sé un intenzione, ricordarsela e ripetersela nella propria mente fortifica in noi questo nuovo atteggiamento. “Sono qui per te” è anche un “sono qui per me”, in quanto l’ascolto autentico non può che abbracciare entrambi. L’altro, con le sue parole, azioni, talvolta gradite, talvolta difficili, è sempre il maestro che nel momento giusto, ci indica qualcosa di noi.
“Sono qui per te,
sono qui per me”
Questo piccolo gatha di consapevolezza ci apre ad un incontro autentico con noi, nell’altro.
Buona pratica!