Qualsiasi atleta o musicista conosce il valore di impegnarsi nell’allenamento, il rigore della disciplina e la gioia che ne deriva dall’allenarsi per andare verso l’obiettivo desiderato. Nel mondo sportivo è indiscutibile il fatto che, se vogliamo apprendere qualcosa e farlo nostro, dobbiamo essere dei buoni allievi: andiamo da un esperto nel campo che desideriamo approfondire e gli chiediamo cosa è necessario fare per andare verso la nostra meta. Sempre nel mondo sportivo è universalmente riconosciuto che, se non pratichiamo i passi necessari per andare verso il nostro obiettivo, non arriviamo ad ottenere ciò che desideriamo. Se vogliamo imparare a giocare a tennis, andremo a cercarci un buon allenatore che ci proporrà degli esercizi, ci metterà alla prova e ci farà vedere i nostri punti di forza, oltre che quelli da migliorare. Avremo bisogno di allenarci e, se saremo costanti, riusciremo a gioire dei nostri progressi, scoprendo il piacere che deriva dal fare proprio ciò che desideravamo fare.
L’allievo, per imparare qualcosa dall’allenatore, deve quindi disporre il suo atteggiamento all’apprendimento, deve cioè essere “allenabile”.
Se dovessimo sintetizzare in pochi punti le qualità di questo atteggiamento
Siamo allenabili quando…
Collaboriamo con l’allenatore.
C’è fiducia nel processo e gratitudine nell’essere guidato.
C’è desiderio di crescere e realizzarsi.
C’è capacità di concentrazione e tenuta nel tempo.
Non siamo allenabili quando …
Il nostro atteggiamento pratica l’esatto opposto di questi punti appena elencati. Alla base della non allenabilità ci sono queste cinque decisioni:
Non fidarsi di nessuno.
Desiderio di fare tutto da soli.
Controllare tutto.
Punire se stessi e gli altri ogni volta che i risultati non rispecchiano le aspettative.
Decisione di non crescere.
Avete mai visto un musicista o un atleta che nasce già “imparato”? Perfino gli autodidatti e i grandi talenti hanno appreso attraverso una guida o si sono ispirati da qualcuno. Avete mai visto un tennista al quale è stato detto che si gioca con la racchetta da tennis, ma lui vuole usare solo le nude mani? Non è tennis!
Riuscite ad immaginarvi un atleta olimpico che non si fida del suo allenatore? Questa sfiducia lo facilita o costituisce una difficoltà nel superare i propri limiti? La risposta è ovvia, non lo facilita.
Vi è mai capitato di giudicarvi ostilmente quando non raggiungevate i risultati desiderati? O magari di giudicare qualcun altro, scaricando su di lui tutta la colpa del vostro insuccesso? Questo atteggiamento vi favorisce o vi toglie energie per il raggiungimento dei vostri obiettivi? Anche qui la risposta è ovvia, non vi favorisce.
Avete mai visto un atleta che si allena e spera di non crescere e superare i suoi limiti? Potremmo dire che si sta allenando davvero?
Naturalmente tutto queste domande appaiono paradossali, ed è questo il loro scopo! Se ci accostiamo alla psiche delle persone, scopriremo che questo paradosso si avvicina alla prassi quotidiana di molti, procurando una grande quantità di sofferenza evitabile. Le cinque decisioni dell’atteggiamento non allenabile sono le stesse che rendono impossibile qualsiasi buona riuscita di una relazione d’aiuto e bloccano qualsiasi percorso di crescita personale.
Le persone spesso si lamentano delle loro difficoltà e continuano a mettere in atto gli stessi comportamenti, continuano ad avere lo stesso atteggiamento che è alla base della difficoltà stessa. Come è possibile?
È possibile perché non siamo stati educati a vedere la nostra psiche come qualcosa di modellabile, allenabile e trasformabile: spesso ci crediamo “fatti così”, rassegnati ad una sostenibile infelicità, citando le parole di Sigmund Freud. Questo accade fino a quando non cambiamo atteggiamento: il Buddha, una volta raggiunta l’illuminazione, un giorno disse ai suoi discepoli:
“Posso dirvi che l’atteggiamento è tutto”
È così. Per realizzare le nostre potenzialità abbiamo bisogno di adottare un atteggiamento allenabile, rivolgendosi a guide autorevoli che ci aiutino ad andare verso dove siamo diretti.
Il principio di allenabilità è molto importante per la nostra Accademia di Counseling perché crediamo che il benessere psicologico e la serenità d’animo derivino da processi essenzialmente educativi.
Per costruire un atteggiamento allenabile sono necessari tempo e costanza: ciò che vi suggeriamo è di scegliere volontariamente di dedicarvi ad un’attività in cui siete principianti, come imparare una nuova lingua, un nuovo hobby, un nuovo sport, un nuovo lavoro… Quando non abbiamo esperienza nel fare qualcosa, quando non conosciamo nulla o quasi, lì ci confrontiamo con il nostro atteggiamento e possiamo osservare quanto siamo allenabili. Scegliete un’attività in cui siete principianti ed osservate cosa accade al vostro interno, ogni volta che si blocca il processo di apprendimento per una vostra “resistenza” osservate in quale punto siete poco allenabili: volete fare tutto da soli? Non vi fidate dei consigli che vi vengono prestati dai più esperti? State cercando di controllare tutto? State pensando di buttare tutto all’aria, tanto in fin dei conti non vi interessa? Vi giudicate ostilmente per i vostri sbagli?
Tutte le vostre scoperte saranno molto preziose perché, osservando ciò che accade al vostro interno, potrete vedere i vostri condizionamenti, le vostre convizioni profonde. Perchè è così importante accorgersi dei propri condizionamenti e delle proprie convinzioni profonde? Perchè se non ve ne accorgete, esse agiranno ugualmente e sceglieranno al vostro posto! Accorgersi di ciò che accade al nostro interno è alla base della scelta di intraprendere nuove decisioni e nuove azioni, più utili per noi.
L’allenabilità è parte essenziale del processo che porta ad essere counselor di se stessi, in quanto attraverso di essa impariamo a sostenerci e a motivarci senza alcun tipo di giudizio e di ostilità. Solo in questo modo possiamo aprirci con serenità al “nuovo” della vita e tornare ad apprendere con gioia!
Buon allenamento!