Socrate, uno tra i più grandi filosofi dell’antica Grecia ha riassunto la sua vita e le sue profonde osservazioni sulla realtà in un’intuizione: “Saggio è colui che sa di non sapere”
Aspettate un attimo: non è proprio il filosofo quello che utilizza il suo tempo per comprendere e scrivere complesse e sapienti teorie sulla vita?
Per Socrate non è così: il culmine della sua saggezza si riassume nell’ammissione di non sapere nulla. La vetta più alta della conoscenza è per lui la consapevolezza del non sapere.
Affascinante! Per comprendere il valore e la bellezza di quest’affermazione dobbiamo avvicinarci di più al mondo di Socrate. La sua filosofia era vita pratica, era un modo di intendere la vita e di relazionarsi con essa. Le teorie filosofiche erano intuizioni che svelavano il loro valore nella pratica, nel bene per la comunità e per se stessi. La filosofia era intesa come l’arte del vivere, non un cumulo di conoscenze fini a se stesse.
Senza saperlo anche noi siamo filosofi di noi stessi e il modo che abbiamo di intendere la vita determina la nostra relazione con essa. Le nostre teorie non sono scritte su libri, a volte non siamo nemmeno consapevoli di avere una teoria, eppure questo non significa che non possediamo una nostra filosofia sulla vita. Tutti siamo filosofi, che lo sappiamo o meno.
Nella nostra Accademia di Counseling facciamo esperienza, in ogni seminario, di quanto sia importante essere consapevoli delle proprie teorie sulla vita. Sapete perché?
Perché le teorie che abbiamo su noi stessi, gli altri e il mondo determinano la qualità della nostra vita.
Qual è la funzione di una teoria? Servire la pratica, altrimenti la teoria è morta in se stessa. Pensate alla teoria dell’elettricità, il suo valore è sperimentabile da ognuno di noi tutte le volte che, entrando in casa, accendiamo la lampadina o i fornelli.
Qual è invece la funzione delle nostre teorie sulla vita? Servire la vita! Nel cuore di ogni essere umano c’è il profondo desiderio di realizzarsi e vivere bene con gli altri: se ciò che pensiamo non ci indica la direzione del benessere nella nostra vita, allora la nostra filosofia non assolve il suo compito.
Andiamo nel concreto. Se all’interno della tua filosofia di vita hai formulato una teoria che dice “ho bisogno che gli eventi vadano come io voglio per essere felice e stare bene”, cosa succede quando ti accorgi di non possedere il controllo degli eventi? Immagina di avere appena ricevuto la notizia che il volo prenotato per le tue vacanze in America è stato annullato e non puoi partire: immediatamente nascono in te rabbia e tristezza per l’accaduto. Il tuo umore nero finisce per annerire i giorni in cui saresti dovuto essere in vacanza. Da dove vengono quella rabbia e quella tristezza? Dal credere che per stare bene e godere dei giorni di vacanza, hai bisogno che le cose vadano come tu hai progettato. Senza questa teoria, partire è uguale a non partire: la gioia è ovunque e, se non puoi andare al mare in America, anche il luogo in cui ti trovi adesso è un buon luogo per essere felici e godere della vita.
In effetti, non appare semplice rinunciare all’idea che avevi proprio bisogno di quella vacanza: ci hai pensato molto tempo, hai investito molte delle tue energie, avevi prenotato un soggiorno magnifico… E la vita cambia direzione rispetto ai tuoi piani. Quindi cosa scegli di fare? Vuoi avere ragione del fatto che le cose sarebbero dovute andare proprio come volevi che andassero o vuoi essere felice ora? Pensaci bene: non è forse in nome della felicità che hai scelto quella vacanza? Perché non regalarti quella felicità ora?
Socrate, da buon counselor, ci insegna che quando crediamo di sapere, ci allontaniamo dalla saggezza, ovvero dall’arte del vivere in armonia con la realtà.
Per stare bene e gioire, ho davvero bisogno di andare in vacanza se non posso andarci?
Osservate cosa succede: se credo di sapere che ho bisogno della vacanza e non ci posso andare, soffro.
Il non sapere invece rimane aperto a tutto, accogliente verso ogni prospettiva.
Non so se ho bisogno di andare in vacanza finché non ci vado.
Crediamo di sapere molte cose! Abbiamo molte teorie ed il nostro stesso sapere talvolta diventa il nostro limite. Chi saremmo senza le nostre teorie sulla realtà? Byron Katie ci insegna che le nostre sofferenze sono sempre splendide occasioni per scoprire qualcosa su percorso della nostra crescita personale.
Scoprire che cosa? Le teorie che crediamo vere su di noi, sugli altri e sul mondo. Diventiamo così consapevoli che quello che crediamo di sapere, a cui siamo tanto attaccati perché abbiamo mille ragioni per crederci, è l’inizio della nostra umana sofferenza. La sofferenza rappresenta quindi l’occasione di diventare consapevoli di quando le nostre teorie si scontrano con la realtà e diventano il nostro stesso limite al bene nella nostra vita.
Quando osserviamo che è ciò che crediamo di noi a determinare come ci sentiamo con noi stessi, quando osserviamo che è ciò che crediamo sugli altri a definire la nostra relazione con loro, quando ci accorgiamo che è ciò che crediamo sugli eventi a creare la nostra risposta emotiva… Lì siamo ad un passo da una grande rivoluzione: assumerci piena responsabilità sulla nostra vita emotiva. La responsabilità diventa così sinonimo di libertà: io sono il responsabile di quel che scelgo di credere, nessun altro. Se ciò che credo di sapere diventa un fardello nella mia vita e si scontra con la realtà delle cose, la vita mi comunica attraverso la sofferenza l’opportunità di cambiare prospettiva.
Ogni pensiero esprime solo un punto di vista sulla nostra vita. Pensate ad una finestra di un grandissimo edificio: quello che vedete da quella finestra è solo una parte di quello che c’è. Se credete di sapere come sia una città solo perché l’avete osservata dalla finestra di casa vostra, vi sbagliate. Eppure pensateci bene, spesso facciamo così: crediamo di sapere tutto di noi e ci guardiamo sempre dalla stessa finestra. Crediamo di sapere tutto sugli altri e sulla vita e continuiamo a guardarci da quella finestra: in realtà conosciamo molto poco.
Socrate ci ricorda che quello che crediamo sul mondo è solo un punto di vista, una finestra. Anche la nostra sofferenza è un punto di vista dal quale ci creiamo le nostre teorie sulla vita e, per quanto tu tenga a ciò che vedi da quella finestra, sappi che sei solo tu che puoi scegliere di cambiare prospettiva. Lasciare ciò che crediamo di sapere su di noi, gli altri e il mondo per aprirci al nuovo è un atto di profonda saggezza che può portare grande gioia nella nostra vita. Non siamo obbligati a farlo, al momento giusto la sofferenza sarà lì per noi a porci questa domanda: