Questo manifesto (in continua evoluzione e integrazione) ha l’intenzione di presentare i temi centrali dell’Accademia, quelli che essa stessa promuove ed insegna e che sono principi guida del team di trainer e counselor che ne fanno parte.

 

Amorevole gentilezza

Ogni creatura vivente, per poter esplorare, ha bisogno di una base sicura da cui partire e a cui tornare. Dal nostro punto di vista, la base sicura che consente il cammino esplorativo di se stessi si incarna nella qualità di amorevole gentilezza.
L’amorevole gentilezza è l’accoglienza totale verso la propria vulnerabilità e, di conseguenza, verso quella degli altri. È intenzione di non nuocere. E’ anche interesse incondizionato, benevolo e attivo verso l’altro.
Questa pratica è necessaria ed irrinunciabile per ogni persona che scelga di essere trainer e counselor, affinché il processo di esplorazione e auto-conoscenza di ciascuno sia garantito e protetto.
Counselor, in questo senso, è chi ha rivolto sufficiente amorevole gentilezza verso di sé, verso le proprie parti vulnerabili e reattive, da poter trattare con lo stesso atteggiamento le vulnerabilità e le reattività di chi è, come lui, in cammino.
Sappiamo che poter dichiarare la propria vulnerabilità, in un campo psichico protetto dal criticismo, ci consente il passaggio dalla forza reattiva alla forza radicata, in cui la reattività diventa risposta amorevole.

 

Integrità

Integrità nel nostro contesto è intesa come un processo di ascolto profondo e guida risonante di se stessi che porta alla domanda: in che modo i miei comportamenti sono coerenti con ciò in cui credo, con i miei valori?
Non ha a che fare con quello che spesso si intende con questo termine, come ad esempio “essere tutti d’un pezzo”. Corrisponde invece al criterio di utilità ed efficienza nel processo di andare nella direzione che abbiamo scelto di seguire per noi stessi.
È quindi più simile ad una bussola interna, uno strumento di orientamento.
È libera da ogni atteggiamento moralistico.
È un processo dinamico di integrazione delle parti interne verso il proprio centro di consapevolezza.

 

Auto-conoscenza

Swami Vivekananda, negli Yoga Pratici dice:

“Col tempo, l’uomo scopre che il fine a lui proprio non è la felicità, ma la conoscenza, che piacere e dolore sono entrambi grandi maestri e che dal dolore si impara non meno che dal piacere”.

Sri Aurobindo ci ricorda che il regalo più bello che si possa fare ad un ragazzo è insegnargli a conoscere e padroneggiare se stesso. È una proprietà inestimabile per ogni essere avere imparato a conoscere e a padroneggiare se stesso.
Padroneggiare se stesso significa conoscere i motivi delle proprie azioni e reazioni, il perché e il come di tutto ciò che succede in se stessi.
Padroneggiare significa fare ciò che si è deciso di fare, non fare nient’altro che questo, non ascoltare e seguire gli impulsi.
Quindi aderire al principio di auto-conoscenza equivale, da questo punto di vista, a compiere e realizzare la nostra stessa natura, che gioisce nella scoperta e nell’esplorazione di sé e del mondo.
La condizione più adatta per questo viaggio all’interno di noi stessi è aderire al valore dell’allenabilità.

 

Allenabilità

Ogni cosa è inizialmente difficile prima di divenire facile: per allenabilità intendiamo quell’atteggiamento interno che ci consente di esplorare nuovi terreni di conoscenza, sostiene la possibilità di errare, quindi di onorare pienamente l’esistenza.
In che modo questo ci consente di esplorare?
In libertà e in sicurezza, perché sappiamo che nel terreno di questa esplorazione non è in gioco il nostro essere, bensì un dinamico procedere attraverso tentativi ed errori, come per ogni sano organismo vivente.
È proprio l’allenabilità che, come apertura all’esperienza, ci permette di “sbagliare in pace”, apprendendo continuamente dai feedback ricevuti dall’ambiente.

 

Feedback

Il feedback -letteralmente nutrimento indietro- dà la possibilità di aprirci alle informazioni che arrivano dall’esterno come retro-azione/risposta alle nostre azioni. Anche la pratica del feedback (come il principio di esplorazione) è modellata sul sistema di funzionamento della natura che ci circonda: la radice dell’albero riceve feedback dal terreno e dirige la propria ricerca di nutrimento attraverso queste informazioni.
In questo senso, avere chiara la differenza tra feedback e giudizio (inteso come critica ostile) è fondamentale. Per noi il feedback è tale se è un commento – supportivo e costruttivo – al comportamento della persona, in vista di una maggiore consapevolezza e competenza .
Il giudizio è rivolto all’essere, si esprime spesso linguisticamente con “sei + etichetta” e ha la connotazione di svalutazione e squalifica della persona. Il feedback ha intenzione di cura, sostegno e interesse verso l’altro. Il giudizio ostile è ha intenzione di accusare e colpire l’altro.
Di conseguenza il feedback sottolinea i punti di forza a partire dai quali procedere nell’evoluzione, il giudizio sottolinea le debolezze e colpisce la vulnerabilità.
Perché il feedback è così importante in un processo di auto-conoscenza?
Perché ci protegge da uno dei maggiori impedimenti all’apprendimento, che è il riferimento interno, ovvero la propensione mentale a legittimare i propri pensieri, il proprio sentire e le proprie azioni esclusivamente attraverso il proprio punto di vista, che diventa criterio di verità-giustizia insindacabile.
È bene ricordare che il punto di vista è soltanto la vista da un punto: ciò che io penso e sento ovviamente ricopre importanza fondamentale, ma non può acquisire vero valore se
non immerso in una relazione di confronto non giudicante con il feedback che arriva da chi è altro da me.
Ecco perché allenabilità, feedback e riferimento interno sono costrutti inestricabilmente connessi.
Si definiscono a vicenda, perché solo rinunciando alla limitazione del riferimento interno potrò aprirmi al feedback e solo aprendomi al dono del feedback potrò attuare la scelta di essere allenabile.
Un organismo che agisce secondo questi tre principi interconnessi incarna le più efficaci condizioni per auto-conoscersi.

Nota essenziale:
È bene ricordare che la pratica del feedback è una competenza specifica, quasi un’arte, sia nel riceverlo che nel darlo; quindi è bene confrontarsi anche con il “feedback del feedback”, chiedendosi regolarmente: il modo con cui dò e ricevo un feedback dentro un setting di allenabilità, è tecnicamente accurato?
È anche opportuno ricordarci che la pratica del feedback è dentro un setting di allenabilità, ovvero dentro l’accordo reciproco di volersi allenare, sottolineiamo come scelta libera e consapevole.

 

Libertà e responsabilità

Si definiscono a vicenda, nel senso che nessuno vuole cambiare nessuno: chiediamo semplicemente a ciascuno di noi, a chiunque scelga di aderire liberamente a questo progetto, di rendersi responsabile della propria scelta e del proprio operato all’interno di questa configurazione, portando il suo specifico contributo.
Questo perché crediamo fermamente che ognuno di noi sia portatore di una grande responsabilità: quella del benessere proprio e del gruppo.